Parole Rubate   Purloined Letters
   
     

 

 

Nell’ambiente letterario e filosofico russo di inizio Novecento l’interesse per le opere di Dante e di Dostoevskij acquisisce una nuova dimensione metafisica rispetto alla loro ricezione ottocentesca. I rimandi alle opere di entrambi gli autori vengono usati dai simbolisti russi come un codice interpretativo funzionale alla soluzione dei problemi filosofici ed estetici del modernismo. Pertanto, può essere particolarmente interessante mettere in rilievo eventuali associazioni tra questi due nomi nella riflessione simbolista. Nel presente contributo si propone di prendere in considerazione soltanto uno degli aspetti della ricezione simbolista di Dante e Dostoevskij, ossia le citazioni di Dostoevskij usate per interpretare la Commedia nel libro di Dmitrij Merežkovskij dedicato a Dante (1938) e pubblicato per la prima volta in Italia nel 1938, dopo l’emigrazione del poeta dalla Russia sovietica. Appare significativo il fatto che Merežkovskij non riprenda il tradizionale confronto tra Commedia e Memorie da una casa di morti, ma si rivolga ad altre opere, immagini e/o concetti. Scopo di questo articolo è mostrare come le citazioni dostoevskiane diventino per Merežkovskij strumento funzionale all'interpretazione dell’Inferno dantesco alla luce della sua concezione della libertà spirituale dell’uomo e della dottrina dell’apocatastasi. 

 

 

 

In the Russian literary and philosophical milieu of the Early Twentieth Century, interest in the works of Dante and Dostoevsky acquires a new metaphysical dimension compared to their nineteenth-century reception. References to their works are used by Russian Symbolists as a functional interpretive code in order to solve the philosophical and aesthetic problems of modernism. In this regard, it may be particularly interesting to highlight possible associations between these two authors in the Symbolist thought. This article considers only one of the aspects of the Symbolist reception of Dante and Dostoevsky; namely, it focuses on Dostoevsky’s quotations used to interpret the Commedia in Dmitry Merežkovsky’s book dedicated to Dante (1938), which was published in Italy in 1938, after the poet’s emigration from Soviet Russia. It seems significant that Merežkovsky does not focus on the traditional comparison between Commedia and Memoirs from a House of the Dead, but turns to other works, images and/or concepts. The purpose of this article is to examine how Dostoevskian quotations become for Merežkovsky a functional tool for interpreting Dante’s Inferno, considering his conception of man’s spiritual freedom and the doctrine of apocatastasis. 

 

 

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