Parole Rubate   Purloined Letters
   
     

 

 

Il saggio La Conversazione su Dante fu scritto da Mandel’štam nell’estate del 1933. Il poeta non vide mai pubblicata questa sua opera, che fu respinta dalle case editrici Gosizdat e Izdatel’stvo pisatelej v Leningrade, nonché dalla rivista letteraria “Zvezda”. Aleksej Dživelegov, l’italianista sovietico piů autorevole dell’epoca, recensore di Gosizdat, giudicň il saggio come privo di senso. Oggi la Conversazione č ritenuta da alcuni dantisti e traduttori di Dante “forse il saggio dantesco piů profondo e originale del Novecento” (Corrado Bologna, 2012), “un evento mondiale”, frutto dell’“incontro con un Dante vero, autentico” (Olga Sedakova, 2007). Al contempo, il saggio viene considerato da molti studiosi contemporanei come teoresi poetica dello stesso Mandel’štam, che in Dante vide il modello ideale del poeta europeo. In questa prospettiva, un interesse particolare puň suscitare lo studio delle citazioni della Commedia riportate nella Conversazione. Pur testimoniando la profonda conoscenza di tutte e tre le cantiche da parte del poeta russo, queste citazioni, parzialmente tradotte da Mandel’štam, diventano spunto per un’inedita interpretazione del testo dantesco, basata sulla lettura dei filosofi e scienziati contemporanei all’autore del saggio. Nel presente contributo mi focalizzo su alcune citazioni che illustrano la riflessione di Mandel’štam sulle metafore dantesche le cui radici, secondo lui, affondano “non nella parola ‘come’, ma nella parola ‘quando’”. Nella visione del poeta russo, infatti, le metafore di Dante descrivono tutti i fenomeni dell’universo nella loro “fluiditŕ”, ossia nel loro divenire nel corso del tempo. Tento di mostrare, in particolare, come queste citazioni offrano a Mandel’štam un modo per formulare le proprie idee sul linguaggio poetico ispirate a L’evoluzione creativa di Henri Bergson che, come sappiamo dalla testimonianza della moglie Nadežda, il poeta lesse nella primavera del 1933. 

 

 

 

Mandelstam’s essay Conversation about Dante was written in the summer of 1933. Today, some Dante scholars and translators consider Conversation “perhaps the most profound and original Dante essay of the 20th century” (Corrado Bologna, 2012), “a world event”, the result of “an encounter with a real, authentic Dante” (Olga Sedakova, 2007). At the same time, the essay is regarded by many contemporary scholars as an expression of Mandelstam’s own poetics, with Mandelstam seeing in Dante the ideal model of the European poet. In this perspective, the study of the citations from the Commedia in Conversation may be of particular interest. While testifying to the Russian’s profound knowledge of all three canticles, these citations, partially translated by Mandelstam, gave rise to an original interpretation of Dante’s text, based on the reading of philosophers and scientists who were contemporary to the author of the essay. In this contribution, I focus on a number of citations that illustrate Mandelstam’s reflection on Dante’s metaphors, which, according to him, are rooted “not in the word ‘how’, but in the word ‘when’”. Indeed, in the Russian poet’s vision, Dante’s metaphors describe all the phenomena of the universe in their “fluidity”, that is, in their becoming in the course of time. In particular, I attempt to show how these citations enabled Mandelstam to formulate his own ideas on poetic language, which were inspired by Henri Bergson’s L’évolution créatrice [Creative Evolution], which, as we know from the testimony of his wife Nadezhda, the poet read in the spring of 1933.

 

 

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