Parole Rubate   Purloined Letters
   
     

 

 

Il saggio analizza la suite di Dmitrij Šostakovič per basso e pianoforte (op. 145) del 1974 alla luce delle teorie del semiologo Augusto Ponzio sull’ipertesto e la traduzione letteraria. Il compositore, certamente ispirato dai Seven Sonnets of Michelangelo (op. 22) di Benjamin Britten, da lui ascoltati a Mosca nel 1966, assembla e mette in musica 14 componimenti poetici di Michelangelo Buonarroti nella traduzione di Abram Efros, pubblicata postuma nel 1964. Šostakovič inventa per gli undici ‘sonetti’ risultanti altrettanti titoli (La verità, Mattino, L’amore, La separazione, L’ira, Dante, All’esule, La creazione, La Notte (dialogo), La morte, Immortalità), corredandoli così di un paratesto che ne ‘modellizza’ il contenuto e creando un metatesto originale con una sua fabula e un suo intreccio chiaramente legati alla biografia del compositore. In appendice al saggio sono riportati i testi che Šostakovič estrapola dalla raccolta di Efros, affiancandoli al testo italiano di partenza di una delle edizioni da cui, presumibilmente, traduceva Efros (ossia quella di Cesare Guasti del 1863), nel tentativo di ripercorrere il particolare procedimento di ‘riscrittura’ dei componimenti michelangioleschi uniti in un ciclo drammaturgicamente coeso e offerto al pubblico sovietico degli anni Settanta del Novecento.

 

 

 

The essay analyzes Shostakovich’s Suite on verses by Michelangelo Buonarroti for bass and piano (op. 145), composed in 1974, drawing upon the theory on hypertext and literary translation by the semiologist Augusto Ponzio. Shostakovich, certainly inspired by the Seven Sonnets of Michelangelo (op. 22) by Benjamin Britten, which he listened to in Moscow in 1966, assembles and sets to music 14 poems by Michelangelo Buonarroti in Abram Efros published posthumously in 1964). Shostakovich also invents 11 titles for the resulting ‘sonnets’ (Truth, Morning, Love, Separation, Anger, Dante, To the exile, Creativity, The night (dialogue), Death, Immortality), thus providing them with a paratext that ‘models’ its content and creates an original metatext with its own fabula clearly linked to the composer’s biography. The texts that Shostakovich extrapolates from Efros’s collection are included in the Appendix, alongside the source Italian text (one of the editions from which Efros translated, i.e. Cesare Guasti’s edition of 1863), in an attempt to retrace the particular ‘rewriting’ procedure of Michelangelo’s poems united in a dramaturgically cohesive cycle offered to the Soviet public of the 1970s.

 

 

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